Seconda Navigazione vi segnala il nuovo interessante convegno internazionale dell’ISIPSè che ha come tema gli adolescenti e le loro famiglie:
SCUOLA DI PSICOTERAPIA IN PSICOLOGIA PSICOANALITICA DEL SÉ E PSICOANALISI RELAZIONALE
CONVEGNO INTERNAZIONALE
GLI ADOLESCENTI E I LORO GENITORI
Sabato 24 novembre – mattina 9.30 -13
Chair: Cristina Bonucci
Marco Bernabei: Introduzione al Convegno
Jackie Gotthold: Il trattamento dell’adolescente. Lavorare con i genitori?
Susanna Federici: Discussione
Dialogo con i partecipanti
Sabato 24 novembre – pomeriggio: ore 15-17.30
Chair: Carlo Carapellese
Simona Caprili: La scoperta dell’eleganza del riccio nel lavoro terapeutico con un’adolescente: il caso di Michela
Jackie Gotthold: Commento al Caso clinico
Domenica 25 novembre 9.30-13
Chair: Anna Rita Viarengo
Marco Bernabei: Il dono di Guglielmo: un adolescente e i suoi genitori
Ingrid Pedroni: I genitori di Guglielmo tra l’angoscia e il mito della creatività del figlio
Jackie Gotthold: Discussione
Dialogo con i partecipanti
Presentazione
Il Convegno affronterà il tema delle terapie con gli adolescenti a partire da un approccio sistemico-relazionale, basato sulla nostra convinzione di analisti di adulti e dell’età evolutiva che se “non c’è un bambino senza la madre (e il padre)” così si può anche dire che non esiste l’adolescente senza i suoi genitori.
Nei due giorni di dibattito con Jacqueline Gotthold si cercherà di mostrare come nel nostro modo di lavorare con gli adolescenti i genitori siano sempre tenuti presenti e vengano inclusi, in varie e differenti forme, nel trattamento. Da qui il titolo che abbiamo voluto dare al convegno e l’idea di coinvolgervi non solo i terapeuti di adolescenti ma anche la platea più vasta di coloro che lavorano con giovani adulti, con adulti con figli adolescenti, e/o con genitori che chiedano aiuto per figli in adolescenza.
La psicoanalisi classica ha prospettato ai genitori bisognosi di sostegno di adolescenti in terapia l’invio ad un altro terapeuta, solitamente per una terapia individuale di uno o di entrambi i genitori, non collegata con quella del figlio. Noi riteniamo che per il successo delle terapie degli adolescenti l’accompagnamento del lavoro con i genitori sia non solo sempre consigliabile ma anche il più delle volte necessario.
Nelle due cruciali fasi di transizione della prima e della tarda adolescenza i complessi fenomeni che accompagnano la riorganizzazione della propria identità dell’adolescente mobilitano le ansie, le aspettative, il senso di sé dei genitori. Le esperienze da loro vissute in quegli stessi periodi della vita, rispetto al formarsi della propria identità di genere e del rapporto con i pari nella prima adolescenza, di ruolo sociale e di realizzazione personale nella seconda, finiscono per avere un’influenza decisiva sulla ricerca dei figli della propria identità in un gioco di proiezioni che spesso ne distorce l’evoluzione. Di qui l’importanza di un lavoro coordinato sui due versanti, dei figli e dei genitori, che – nel dare voce a queste proiezioni e nel metterne in luce l’influenza sulle rappresentazioni reciproche – possa restituire a ciascuno il senso della propria specificità individuale. Questa restituzione andrà fatta in un contesto terapeutico che salvaguardi il legame genitori-figlio e ne accompagni la trasformazione. Nella conferenza cercheremo di approfondire le forme di quest’ accompagnamento e dell’inclusione dei genitori. Lo faremo a partire da qualche punto fermo e da alcune domande aperte alle quali cercheremo di rispondere insieme. Per i ragazzi che affrontano l’ingresso nella giovane età adulta (dai 16-18 anni fino ai 23/25) è cruciale il lavoro sui processi identificatori/disidentificatori rimessi in moto dalla necessità di operare scelte impegnative rispetto al proprio futuro. Il lavoro su questi processi riguarda sia il figlio che i genitori. Concordiamo con la Benjamin nel ritenere che il riconoscimento attuato del genitore di specifiche caratteristiche del figlio ne modelli lo sviluppo sia nell’infanzia che in adolescenza (Benjamin1988). Ci convince anche l’ipotesi di chi sulla sua scia ha sostenuto che il bambino e l’adolescente coltiveranno aspetti del sé apprezzati dal genitore, e trascureranno quelli che il genitore ignora (Frankel,1998). Questo modo di vedere il riconoscimento come chiave di ogni processo identificatorio viene messo però in forte tensione nella tarda adolescenza e nel passaggio alla giovane età adulta, per la complessità dei legami identificatori che entrano in gioco nelle scelte di questa fase.
Di questo parla la storia del ragazzo diciottenne e dei suoi genitori al centro dei lavori di Ingrid Pedroni e Marco Bernabei. Jackie Gotthold ci parlerà invece soprattutto del lavoro con ragazze/i nella prima adolescenza. In questa fascia d’età una domanda aperta riguarda l’ alternativa per il terapeuta dell’adolescente tra il lavorare direttamente anche con i genitori, almeno per un primo periodo, quello coincidente con la fase iniziale dell’adolescenza, o preferire fin dall’inizio la collaborazione con un’altra/o terapeuta per il trattamento dei genitori. Nella relazione della Gotthold vengono poste in luce le difficoltà che può creare la prima scelta (vedere anche i genitori/e) qualora nel processo terapeutico il sistema diadico madre-figlio entri in contrasto con la diade analitica, minandone la tenuta.